Hakaru Hashimoto descrisse cento anni fa 4 pazienti con struma linfomatoso e già nel 1956 gli studi sviluppatisi hanno permesso di capire che la tiroidite di Hashimoto rappresenta il modello della distruzione autoimmune come meccanismo di malattia. Successivamente sono state individuate altre malattie con un meccanismo simile, che coinvolgevano uno specifico organo o l’intero organismo, si è capito che una poteva evolvere in un’altra e che più di una malattia autoimmune può coesistere nello stesso paziente o nella stessa famiglia. Adesso, negli ultimi venti anni, una enorme mole di lavori sta chiarendo le basi genetiche di questa malattia e le complesse interazioni di queste con i fattori ambientali. Tutto questo potrebbe portare, un domani, ad una terapia immunologica specifica. E’ un fatto che la tiroidite cronica autoimmune è la più comune malattia autoimmune e, nella pratica clinica, si raccomanda lo screening per le malattie autoimmuni tiroidee in tutti i pazienti con altre patologie autoimmuni sia organo-specifiche che non organo specifiche mentre pare che, al momento, non vi siano prove per consigliare la ricerca di altre malattie autoimmuni in pazienti con patologie tiroidee autoimmuni.
Gli Autori di questa interessantissima monografia fanno parte della Scuola Pisana di Endocrinologia ed il Prof. Paolo Vitti, attuale Direttore, è stato uno dei più stretti collaboratori del Prof. Aldo Pinchera.
5 aprile 2015
Tiroiditi Autoimmuni
Tiroidite cronica autoimmune
Emilio Fiore, Francesco Latrofa, Maria Annateresa Provenzale, Paolo Vitti
Caleidoscopio