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7 giugno 2021

Dall’evoluzione alla target therapy e all’immunoterapia

Immunoterapia

La variabilità fra gli individui di una popolazione è il presupposto dell’evoluzione. In questa maniera la selezione può scegliere il più adatto in un dato contesto. Il genoma che ci troviamo è derivato dalla nostra evoluzione sotto la pressione di forze in gran parte molto antiche, ma anche di altre che hanno operato negli ultimi millenni a seguito della colonizzazione dell’Homo sapiens  dell’intero pianeta. Lo troviamo infatti nelle fredde steppe nordiche, nelle foreste pluviali dell’Africa e del Sud America, in regioni paludose e malariche, ad altitudini considerevoli negli altopiani dell’Himalaya, delle Ande dell’Etiopia.

La facilità con cui oggi riusciamo a sequenziale il genoma, ci ha permesso di documentare come queste diverse condizioni ambientali abbiano lasciato specifiche impronte sul genoma delle diverse popolazioni.

A questa variabilità se ne deve aggiungere poi una seconda introdotta spesso dal caso. Ognuno dei due gameti, ovocita e spermatozoo che determinano la formazione della cellula zigote, porta circa una cinquantina di mutazioni puntiformi non presenti nel genitore.

Ognuno di noi ha pertanto un “addetto”ereditario unico e la farmacologia deve tenerne conto.

Un farmaco può essere valido per un individuo e creare invece problemi in un altro.

Il discorso della specificità individuale dei farmaci si può estendere ai tumori . Se la variabilità tra gli individui è alta, la variabilità tra le cellule dello stesso tumore è elevatissima in quanto in queste cellule viene meno il freno  che blocca l’eccessivo accumulo di mutazioni che interviene invece durante lo sviluppo embrionale.

Nei tumori si possono instaurare e accumulare mutazioni che conferiscono caratteri di incontrollata proliferazione , meccanismi di blocco della risposta immunitaria  e di resistenza a farmaci specifici.

All’inizio degli anni ’80, le nuove scoperte nel campo dell’immunologia, della biologia cellulare, e della biologia molecolare hanno permesso ai ricercatori di comprendere meglio i meccanismi molecolari responsabili della trasformazione neoplastica delle cellule.

Di conseguenza sono stati identificati nuovi bersagli molecolari che possano essere colpiti con molecole chimiche o anticorpi monoclonali, che vanno a costituire l’armamentario della target therapy.

Le nuove discipline “omiche” come la genomica e la metabolomica sono fonti di informazioni per la pianificazione della medicina di precisione e personalizzata  che ha mosso i primi passi concreti negli ultimi anni sia nelle diagnosi che nelle terapie, con la target therapy, terapia a bersaglio cellulare.

Tra queste, una delle più promettenti é certamente l’immunoterapia.

Un limite importante della chemioterapia antineoplastica è la sua mancanza di selettività: agendo su bersagli comuni a tutte le cellule, colpisce indiscriminatamente tutte le cellule che si riproducono velocemente, sia neoplastiche (effetto desiderato) sia normali (effetto indesiderato).

La target therapy è invece più selettiva verso il tumore, poiché colpisce bersagli soprattutto, e a volte esclusivamente, espressi dalle cellule tumorali e non da quelle sane, riducendo significativamente gli effetti collaterali.

Uno degli hallmarks del cancro è l’evasione da parte del tumore del sistema immunitario di sorveglianza, fino a convincerlo, rilasciando segnali, a collaborare con esso e non attaccarlo più.

Una branca della target therapy, quindi, si occupa di riattivare il sistema immunitario a combattere di nuovo il tumore ed è definita immunoterapia.

l sistema immunitario è capace di distinguere le cellule dell’organismo (self) dalle cellule estranee (non-self).

Per rispettare queste condizioni, l’azione dei linfociti T è mantenuta costantemente sotto il controllo di sofisticati meccanismi, conosciuti come checkpoint immunitari, che determinano quando un linfocita si debba attivare o meno.

Essi consistono in molecole e recettori per queste molecole che vengono espressi dalle cellule cellule T e che servono a placare la risposta immunitaria una volta che è “cessato il pericolo” (ad esempio dopo aver combattuto un’infezione da parte di un microrganismo).

Il tumore approfitta di queste molecole, rilasciandole e ingannando le cellule T che quindi smettono di attaccarlo.

 

Riferimenti bibliografici:

1 MAbs. 2020;12(1):1703531. doi: 10.1080/19420862.2019.1703531.
2 N Engl J Med. 2019 Mar 7;380(10):987-988. doi: 10.1056/NEJMc1900150.
3 Lancet Oncol. 2020;21(1):44-59. doi:10.1016/S1470-2045(19)30689-8.
4 Front Pharmacol. 2018;9:1300. doi: 10.3389/fphar.2018.01300.