Aterosclerosi coronarica, fruttosammina e lipoproteine ossidate a bassa densità collegati da un nuovo modello di studio

L’insulinoresistenza è una condizione che interessa milioni d’individui e che può provocare forme di aterosclerosi gravi e diffuse a livello coronarico. Al momento tuttavia non sono note le condizioni che portano allo sviluppo di queste patologie cardiache, né perché alcuni individui ne siano affetti in maniera più grave rispetto ad altri.
Alcuni ricercatori della UNC School of Medicine hanno recentemente sviluppato un originale modello per determinare i parametri metabolici da associare ad una forma severa di aterosclerosi in pazienti insulinoresistenti. Lo studio inizialmente aveva come unico obiettivo quello di creare un modello con animali insulino resistenti che fosse in grado di simulare gli effetti di una disfunzione cardiaca nel corpo umano; così hanno alimentato dei maiali, cavie già usate in altri lavori, con una dieta ad elevato contenuto di grassi e NaCl. Dopo un anno i maiali hanno quindi sviluppato una insulinoresistenza, aterosclerosi coronarica e dell’aorta. Dall’analisi del sistema cardiocircolatorio è emersa anzitutto la mancanza di una correlazione fra gli alti livelli di insulino resistenza ed i gravi casi di aterosclerosi; d’altra parte è apparso chiaro come esista un collegamento fra aterosclerosi e gli elevati livelli di fruttosammina e lipoproteine ossidate a bassa densità. Il modello creato e le conoscenze acquisite potrebbero essere quindi utili per ulteriori studi sui meccanismi legati a questa patologia e per lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici volti a ridurre o prevenire lo sviluppo di gravi e diffuse aterosclerosi nei soggetti con insulinoresistenza.