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30 dicembre 2016

Correlazioni tra infiammazione e dieta

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L’alimentazione è un tema oggetto di costante discussione. Il nostro organismo necessità di adeguati apporti nutritivi per poter lavorare al massimo delle sue possibilità; quando ciò non avviene, l’organismo risulta esposto a differenti pericoli fra cui, in particolare, quello dell’infiammazione. Nel 2004 il Time Magazine segnalò in un articolo i rischi riconducibili all’infiammazione, un “assassino silente” in grado di precedere anche di un decennio la comparsa di malattie autoimmunitarie; l’articolo, intitolato “The Secret Killer is inflammation – Inflammation is a secret or silent killer”, descriveva come poter combattere gli effetti dannosi derivanti da un’infiammazione con una corretta alimentazione, con l’uso di farmaci, la pratica di un’attività sportiva o anche una buona igiene orale. Veniva così sottolineata l’esistenza di un unico e comune filo conduttore, l’infiammazione cellulare, a ricongiungere fra di loro malattie cardiovascolari, carcinomi, artrite, allergie, diabete e quant’altro. A dispetto delle numerose pubblicazioni su questa tematica, ad oggi poche strutture specialistiche propongono un maggiore controllo della dieta per riequilibrare naturalmente lo status delle persone affette da dolore ed infiammazione; inoltre la “aspecificità” dei sintomi sub-clinici riconducibili ad una infiammazione silente (es: stanchezza ricorrente, sonnolenza, intolleranze alimentari) rendono più complicato il riconoscimento e la distinzione di questa condizione preclinica sia per il paziente che per il medico. D’altro canto i progressi della ricerca stanno dimostrando con maggiore chiarezza alcuni dei potenziali collegamenti fra alimentazione ed infiammazione. Chen ha spiegato come i fattori attivanti le cellule B appartenenti alla famiglia TNF (BAFF) hanno un ruolo di primaria importanza nello sviluppo delle malattie delle cellule T e mediate dalle cellule T e come sono stimolate dall’ingestione del cibo. Conde ha descritto le interazioni esistenti fra le adipochine, le due più comuni forme di malattie reumatiche (osteoartrite ed artrite reumatoide) ed un’alimentazione caratterizzata dalla scorretta distribuzione di carboidrati e proteine. Simili esempi evidenziano dunque la possibilità di fronteggiare alcune tipologie d’infiammazione legate all’artrite analizzando le eventuali connessioni con il cibo, il profilo alimentare dell’individuo e personalizzando una dieta appropriata. Come norma generale, è quindi consigliabile monitorare i livelli di adipochine rilasciate dal tessuto adiposo per identificare tutti i sintomi riconducibili ad una infiammazione dovuta ad una scorretta alimentazione.

Editoriale basato su: The function of BAFF on T helper cells in autoimmunity; M. Chen, X. Lin, Y. Liu et al.; Cytokine Growth Factor Rev., Jun 2014, 25, 3, 301-305; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4055514/ Adipokines: Novel Players in Rheumatic Diseases; J. Conde; Discovery Medicine, Feb 2013; http://www.discoverymedicine.com/Javier-Conde/2013/02/21/adipokines-novel-players-in-rheumatic-diseases/