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24 marzo 2020

Potremo, con un marker precoce presente nel sangue, predire il rischio futuro di fallimento del trapianto di rene

1229_Trapianto

Il trapianto renale è necessariamente associato alla terapia con immunosoppressori che hanno l’obiettivo di impedire al sistema immunitario del ricevente di attaccare il rene trapiantato. Alcuni di questi trapianti viene seguito dal rigetto. I ricercatori della Université de Nantes in Francia allo scopo di identificare i biomarcatori in grado di predire il fallimento del trapianto renale e permettere di definire nuovi obiettivi terapeutici hanno approfondito la risposta immunitaria alla stimolazione allogenica cronica. A tale scopo hanno studiato la frequenza e la funzione dei subsets delle cellule T CD8+, incluse le cellule T CD8+ della memoria effettrice (EM) e EM terminalmente differenziati (TEMRA), in campioni di sangue prelevati da 284 pazienti sottoposti a trapianto renale reclutati 1 anno dopo il trapianto e seguiti per una mediana di 8,3 anni. I ricercatori hanno anche analizzato la reattività delle cellule T CD8 + ai PBMC specifici del donatore in 24 pazienti che avevano ricevuto l’organo trapiantato da donatori viventi. Hanno potuto così rilevare che un aumento della frequenza delle cellule T CD8+ TEMRA circolanti a 1 anno post-trapianto era associato ad un aumentato rischio di rigetto del trapianto durante il follow-up. Questa associazione è rimasta anche dopo aggiustamento secondo il Kidney Transplant Failure Score. Al contrario, un aumento della frequenza delle cellule T CD8+ EM era associate a un ridotto rischio di rigetto dell’innesto. È stata identificata una sottopopolazione di cellule T CD8 + TEM8 distinta caratterizzata dall’espressione di FcγRIIIA (CD16) e da alti livelli di secrezione di citochine proinfiammatorie e attività citotossica. Sebbene la stimolazione specifica del donatore abbia indotto una risposta rapida e precoce simile nelle cellule T CD8 + EM e TEMRA, l’impegno del CD16 ha comportato l’attivazione selettiva delle cellule T CD8 + TEMRA, che mediavano la citotossicità dipendente dall’anticorpo. In conclusione a distanza di 1 anno dal trapianto, la composizione dei sottogruppi di cellule T CD8 + della memoria nel sangue ha migliorato la previsione del fallimento del trapianto renale a 8 anni rispetto al solo punteggio basato sulle variabili cliniche. I risultati del lavoro dei ricercatori francesi suggeriscono che le cellule T CD8 + TEMRA svolgono un ruolo fondamentale nel rigetto umorale e cellulare e rivelano il potenziale valore del monitoraggio delle cellule T CD8 + memoria per prevedere il rischio di fallimento del trapianto di rene.

Terminally Differentiated Effector Memory CD8+ T Cells Identify Kidney Transplant Recipients at High Risk of Graft Failure

Lola Jacquemont, Gaëlle Tilly, Michelle Yap, et al.

JASN March 2020

https://jasn.asnjournals.org/content/early/2020/03/11/ASN.2019080847