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22 gennaio 2016

I dubbi sull’efficacia dello screening per il carcinoma nel “salvare le vite”

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L’efficacia dello screening oncologico è stata recentemente messa in discussione da alcuni ricercatori sul British Medical Journal. Generalmente si ritiene che l’adeguatezza di queste tecniche di monitoraggio sia valutabile in base alla diminuzione del numero di decessi per una specifica tipologia di carcinoma; Vinay Prasad e colleghi hanno tuttavia argomentato come tale parametro sia scorretto poiché tale affermazione fa riferimento esclusivamente alla mortalità specifica della patologia piuttosto alla mortalità generale. Valutare solo la mortalità specifica priverebbe infatti i pazienti delle nozioni basilari per poter rispondere in modo esaustivo alla loro principale preoccupazione: ridurre le possibilità di decesso. Sebbene alcune persone vogliano evitare delle diagnosi specifiche per ragioni personali, è comunque responsabilità del referente fornire chiare informazioni sulla mortalità dovuta sia ad una patologia specifica sia di una patologia in generale, oltre ad assicurarsi che l’obiettivo complessivo del sistema sanitario, di migliorare la qualità e la durata della vita, non venga mai meno. In aggiunta, continuano gli esperti, i programmi di diagnosi precoce potrebbero contribuire all’aumento della mortalità complessiva, nullificando il calo di quella cancro-specifica; se da una parte gli studi finora condotti potrebbero non essere sufficientemente ampi dal valutare le corrette variazioni percentuali nella mortalità, dall’altra gli effetti avversi dello screening potrebbero essere responsabili di un eccesso di mortalità nonostante la diminuzione dei decessi carcinoma-specifici. In conclusione i ricercatori ritengono necessario l’uso di studi prospettici su milioni di pazienti iscritti ai registri tumori prima di poter asserire con sicurezza se la diagnostica precoce del carcinoma abbia o meno una effettiva utilità.

Why cancer screening has never been shown to “save lives”- and what we can do about it

V. Prasad, J. Lenzer, D.H. Newman

thebmj, jan 2016

www.bmj.com