La classificazione dei gruppi sanguigni può essere considerata un primo esempio di “medicina di precisione”. Testando la compatibilità del sangue del donatore con quella del ricevente si è arrivati alla realizzazione di un “sistema terapeutico personalizzato” che ha migliorato la sicurezza della trasfusione. Seguendo questo esempio di “medicina di precisione”, nel secolo passato, la combinazione fra la tecnologia della tipizzazione genomica e l’emergente campo dell’informatica ha permesso di aumentare la compatibilità donatore-ricevente ed il trattamento delle scorte di sangue. Contrariamente ai progressi raggiunti nella precisione della genotipizzazione e nell’abbinamento personalizzato degli eritrociti, Natanson e colleghi hanno evidenziato in una pubblicazione come la decisione di effettuare una trasfusione di sangue sia divenuta meno meticolosa. Le attuali linee guida per la trasfusione si basano principalmente su una singola concentrazione di emoglobina a “indice di trasfusione”; tuttavia è improbabile che una singola unità di misura possa essere appropriata indifferentemente per tutti i pazienti. Inoltre, nonostante le trasfusioni siano condizionate dalle circostanze cliniche, dalle comorbolità e dalle differenze genetiche, le linee guida minimizzano l’impatto di questi fattori facendo uso di singoli indici numerici. Ne segue che l’uso di terapie legate a protocolli basati sul “paziente medio” possa aver successo nella maggioranza dei casi; d’altro canto questo stesso uso si può rivelare inefficace o anche pericoloso in alcune occasioni. Fare riferimento, in generale, a target standard e protocolli rigidi è quindi responsabile, secondo gli autori, dello sviluppo di una “medicina d’imprecisione”.
26 ottobre 2015