Le informazioni contenute in questo sito sono destinate in via esclusiva agli operatori professionali della sanità in conformità all'art. 21 del D.Lgs. 24 febbraio 1997, n. 46 s.m.i e alle Linee Guida del Ministero della Salute del 17 febbraio 2010 e successivo aggiornamento del 18 marzo 2013. AccettoMaggiori informazioni

4 ottobre 2016

Cosa limita lo sviluppo di una buona prevenzione secondaria per i casi d’infarto del miocardio?

368_infarto-miocardio

Un adeguato intervento sugli individui che abbiano avuto un infarto del miocardio è considerato estremamente importante per ridurre potenziali futuri rischi e la sofferenza. La letteratura scientifica sottolinea infatti come sette milioni di persone siano colpite da infarto del miocardio ogni anno e come il tasso di mortalità ad un anno ha raggiunto una soglia prossima al 10%. Le conseguenze di questi eventi non tendono poi a migliorare le prospettive di quegli individui che sopravvivono ad un primo evento: il 50% delle persone dimesse dall’ospedale con una diagnosi di cardiopatia ischemica vanno incontro ad importanti eventi coronarici; il 20% va incontro ad un secondo evento cardiovascolare entro un anno dal primo. La prevenzione secondaria, dati questi presupposti, ha un ruolo di rilevante importanza e deve comprendere interventi basati sulle prove di efficacia: il corretto trattamento medico con antiaggreganti e statine, il controllo della pressione arteriosa, dei lipidi e della glicemia e corretti stili di vita. Per queste ragioni, Piepoli e colleghi hanno da poco pubblicato un articolo sullo European Journal of Preventive Cardiology in cui analizzano lo stato dell’arte nel campo della prevenzione secondaria per i pazienti che abbiano avuto un infarto acuto del miocardio. Cominciando dall’identificazione delle carenze e delle relative possibili soluzioni nel sistema sanitario per l’implementazione dei nuovi programmi per la prevenzione secondaria, gli esperti definiscono le difficoltà che i sanitari possono trovarsi ad affrontare (“dopo un evento è necessario un intervento immediato o no?”), discutono gli interventi a lungo termine ed il ruolo dei governi e dei loro partner per migliorare le cure. Concludono quindi la loro review mettendo in risalto la necessità di ulteriori studi sulla valutazione del rapporto efficacia-costi per tutte le nuove strategie, l’importanza derivante dall’impegno di ciascuna nazione nell’accertarsi che i propri servizi forniscano i minimi supporti standard, lo sviluppo di piani d’azione in base ai singoli stakeholder per fornire un servizio sanitario sempre migliore.

Challenges in secondary prevention after acute myocardial infarction: A call for action

Massimo F Piepoli, Ugo Corrà, Paul Dendale et al.

European Journal of Preventive Cardiology, Sept 2016

http://cpr.sagepub.com/content/early/2016/08/19/2047487316663873.full.pdf+html