Le differenti origini etniche dei pazienti possono influire sulla capacità prognostica dei saggi utilizzati. I ricercatori della Georgia State University sono arrivati a questa conclusione dopo aver comparato un biomarcatore, il KIFC1 nucleare o nKIFC1, nelle pazienti di origine Afro-Americana ed altre definibili come “bianche”, tutte affette da carcinoma mammario triplo negativo (TNBC). Questo biomarcatore viene infatti utilizzato per predire gli esiti peggiori del carcinoma mammario ma fino ad oggi non era stata verificata la sua efficacia su pazienti di differente origine etnica. I ricercatori hanno quindi determinato la variazione del nKIFC1 nei tissue microarray di pazienti di differente origine etnica tramite immunoistochimica; l’analisi dei livelli di nKIFC1 tumorale ha così evidenziato come le pazienti di origine Afro-Americana (AA) avevano maggiori concentrazioni di questa proteina; inoltre solamente nei loro casi i livelli di questa proteina erano correlabili con l’esito della malattia. Alti livelli di nKIFC1 erano infatti associati ad esiti peggiori nelle pazienti di origini AA, mentre nei casi delle donne bianche non risultava alcuna connessione. Per queste ragioni, benché i dati suggeriscano un utilizzo dell’indice pesato della proteina nKIFC1 come biomarcatore indipendente nei casi di pazienti AA affette da TNBC, ciò che colpisce e necessita attenzione è soprattutto come i biomarcatori ed i trattamenti non vanno valutati ugualmente per tutti i pazienti ma, anzi, devono tenere conto dei singoli casi ed anche del background razziale o etnico.
15 marzo 2017
L’appartenenza etnica limita l’uso del biomarcatore nKIFC1 nei casi di carcinoma mammaria triplo negativo
Multi-institutional study of nuclear KIFC1 as a biomarker of poor prognosis in African American women with triple-negative breast cancer
Ogden A., Garlapati C., Li X. et al
Scientific Reports, Feb 2017
http://www.nature.com/articles/srep42289