Le informazioni contenute in questo sito sono destinate in via esclusiva agli operatori professionali della sanità in conformità all'art. 21 del D.Lgs. 24 febbraio 1997, n. 46 s.m.i e alle Linee Guida del Ministero della Salute del 17 febbraio 2010 e successivo aggiornamento del 18 marzo 2013. AccettoMaggiori informazioni

30 gennaio 2020

I potenziali biomarcatori del trauma cranico cerebrale nella commozione cerebrale correlata allo sport.

1191_Concussione cerebrale

Nell’ultimo decennio, diversi candidati biomarcatori sono emersi come potenziali marker diagnostici di trauma cranico cerebrale (TBI). I biomarcatori hanno fornito informazioni sui meccanismi patofisiologici sottostanti il TBI, in particolare i meccanismi e il decorso dinamico del danno neuronale, assonale e astrogliale che derivano dal TBI. Si stima che il 90% delle lesioni cerebrali sia classificato come TBI lieve. I primi lavori hanno identificato biomarcatori selezionati con performance favorevoli nel contesto del TBI lieve, tra questi la Proteina fibrillare acida della glia (GFAP), la idrolasi dell’ubiquitina C-terminale (UCH-L1), la catena leggera del neurofilamento (NF-L) e la S100B. Precedenti studi hanno riportato un’alta sensibilità e un valore predittivo negativo dei biomarcatori UCH-L1, GFAP, NF-L e tau nel predire la lesione intracranica presente alla tomografia computerizzata del cranio in fase acuta. Esiste quindi un potenziale valore scientifico e clinico nella validazione di biomarcatori che possano costituire degli obiettivi indicatori di una commozione cerebrale correlata allo sport (sport-related concussion-SRC). Gli Autori di questo lavoro hanno voluto valutare l’associazione tra i livelli di alcuni biomarcatori presenti nel sangue nella fase acuta di una SRC negli atleti residenti in college con uno studio multicentrico, prospettico, caso-controllo condotto dalla National Collegiate Athletic Association (NCAA) e dal US Department of Defense Concussion Assessment, Research, and Education (CARE) Consortium dal 20 febbraio 2015 a 31 maggio 2018, presso 6 sedi. Sono stati arruolati un totale di 504 atleti con commozione cerebrale, atleti di controllo che praticavano uno sport con contatto fisico e atleti di controllo che praticavano uno sport senza contatto fisico che hanno completato i test clinici e il prelievo di sangue al basale pre-stagione, nella fase acuta post-traumatica, da 24 a 48 ore dopo il trauma, il cui rapporto era asintomatico, e 7 giorni dopo il ritorno all’attività sportiva. Sono stati determinati i livelli ematici della Proteina fibrillare acida della glia (GFAP), di idrolasi dell’ubiquitina C-terminale (UCH-L1), la catena leggera del neurofilamento e la tau. La valutazione dell’outcome clinico è stata fatta utilizzando lo Sport Concussion Assessment Tool–Third Edition (SCAT-3) symptom evaluation, lo Standardized Assessment of Concussion, Balance Error Scoring System, and Brief Symptom Inventory 18 (BSI-18). I risultati suggeriscono che i biomarcatori presenti nel sangue possono essere utilizzati come strumenti di ricerca per chiarire il meccanismo patofisiologico di base della commozione cerebrale e fornire supporto aggiuntivo per studi futuri per ottimizzare e validare i biomarcatori per un potenziale uso clinico nella SRC.

Association of Blood Biomarkers With Acute Sport-Related Concussion in Collegiate Athletes

Michael McCrea, Steven P. Broglio, Thomas W. McAllister, et al

JAMA Network January 24, 2020

https://jamanetwork.com/journals/jamanetworkopen/fullarticle/2759279

Articoli correlati