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10 aprile 2020

Il laboratorio e la coagulopatia correlata alla COVID-19

1244_Coagulopatia&COVID-19

I coronavirus sono importanti agenti patogeni per l’uomo e gli animali. Alla fine del 2019, un nuovo coronavirus è stato identificato come la causa di un gruppo di casi di polmonite a Wuhan, una città nella provincia cinese di Hubei. L’infezione si diffuse rapidamente, provocando un’epidemia in tutta la Cina, seguito da un numero crescente di casi in altri paesi del mondo. Nel febbraio 2020, l’Organizzazione mondiale della sanità ha denominato la malattia COVID-19. Il virus che causa la COVID-19 è stato denominato severe acute respiratory syndrome coronavirus 2 (SARS-CoV-2). La comprensione della COVID-19 è in continua evoluzione. La maggior parte dei pazienti gravi presentano insufficienza respiratoria ma alcuni di essi progrediscono verso una malattia e una disfunzione multiorgano. Una delle caratteristiche che costituisce una spia di una prognosi grave è lo sviluppo della coagulopatia. In questo contesto il ruolo della International Society of Thrombosis and Haemostasis (ISTH) sarebbe cruciale nel guidare gli operatori sanitari nella coagulopatia in corso di COVID‐19. Questa guida pratica sarà utile per ematologi, medici ospedalieri, medici del pronto soccorso e specialisti della terapia intensiva. I relatori sottolineano la natura temporanea di questo documento, poiché le strategie di gestione evolveranno con l’aumentare delle conoscenze. È importante sottolineare che i test di laboratorio inclusi, sono ampiamente disponibili e il monitoraggio del D-dimero, della conta piastrinica, del tempo di protrombina e del fibrinogeno è comune nei pazienti in condizioni critiche. Il d-dimero costituisce l’indicatore più rilevante dal punto di vista prognostico; inoltre, un aumento da tre a quattro volte del d-dimero può segnalare la necessità di ricovero in pazienti senza altri chiari indicatori di gravità. Ciò dipenderà ovviamente dalla disponibilità del letto in ospedale.
I punti chiave delle raccomandazioni sono:
Le determinazioni consigliate in un paziente che si presenta con un quadro di COVID-19 sono, in ordine di importanza, il d-dimero, il tempo di protrombina e la conta piastrinica.
Sono comunemente segnalati incrementi dei valori di D-dimero nei pazienti con malattia grave e questi hanno un valore prognostico per la mortalità.
Il prolungamento del tempo di protrombina e il grado della trombocitopenia sono stati modesti.
Oltre ai parametri di cui sopra, è necessario monitorare il fibrinogeno; i pazienti con malattia grave che non sono sopravvissuti hanno sviluppato una coagulazione intravascolare disseminata intorno al 4° giorno; è stato anche segnalato un peggioramento significativo di questi parametri nel 10°-14° giorno.
Viene consigliato l’uso di eparina a basso peso molecolare a dose profilattica a meno che non vi sia sanguinamento attivo o una conta piastrinica critica (vedi).

ISTH interim guidance on recognition and management of coagulopathy in COVID‐19

Jecko Thachil, Ning Tang, Satoshi Gando, Anna Falanga, Marco Cattaneo, Marcel Levi, Cary Clark, Toshiaki Iba

journal of thrombosis and haemostasis: First published online: 25 March 2020

https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/jth.14810