Le informazioni contenute in questo sito sono destinate in via esclusiva agli operatori professionali della sanità in conformità all'art. 21 del D.Lgs. 24 febbraio 1997, n. 46 s.m.i e alle Linee Guida del Ministero della Salute del 17 febbraio 2010 e successivo aggiornamento del 18 marzo 2013. AccettoMaggiori informazioni

6 marzo 2020

Un test è in grado di individuare l’esofago di Barrett, noto precursore del carcinoma dell’esofago

1219_Esofago

In Occidente, l’incidenza dell’adenocarcinoma esofageo, che è una complicanza a lungo termine del danno legato al reflusso gastroesofageo, è aumentata negli ultimi decenni. Due fattori principali sono probabilmente responsabili di questo aumento. Il primo è la crescente incidenza dell’obesità che promuove il reflusso gastroesofageo. Il secondo è il calo dell’incidenza dell’infezione da H. pylori e della gastrite atrofica che è associata all’infezione, con conseguente aumento dell’acidità e dell’attività peptica del succo gastrico che danneggiano la mucosa esofagea. L’individuazione tempestiva dell’adenocarcinoma esofageo (OAC) e ancor di più l’esofago di Barrett, suo precursore, potrebbe contribuire a ridurre l’incidenza e la mortalità dell’OAC. Al momento, la maggior parte degli adenocarcinomi dell’esofago vengono diagnosticati solo una volta che la malattia è avanzata e questo rende difficile il trattamento. Questo è il motivo per cui i ricercatori sono alla ricerca di nuovi modi per individuarlo nelle sue fasi iniziali e uno dei campi di ricerca è proprio l’esofago di Barrett, nota condizione pre-cancerosa. Oggi manca un metodo di screening accurato e minimamente invasivo che possa essere utilizzato in maniera diffusa per la diagnosi dell’esofago di Barrett. In uno studio di fattibilità su 402 pazienti, i ricercatori olandesi del Centro di Gastroenterology and Hepatology, Radboudumc, Nijmegen, Gelderland, hanno sviluppato e validato in modo incrociato un modello di previsione l’esofago di Barrett utilizzando l’analisi dei composti organici volatili (COV) con l’impiego del dispositivo costituito dal naso elettronico. Questo naso elettronico è stato in grado di distinguere tra pazienti con e senza l’esofago di Barrett con una buona precisione diagnostica (sensibilità 91% specificità 74%) e questo risultato sembra essere indipendente dall’uso dell’inibitore della pompa protonica, dalla presenza di ernia iatale e dal reflusso. Questa tecnica, quindi, può permettere di selezionare soggetti ad alto rischio, da sottoporre all’endoscopia superiore, con un metodo di screening efficiente, ben tollerato, sensibile e specifico.

Detection of Barrett’s oesophagus through exhaled breath using an electronic nose device

Yonne Peters, Ruud W M Schrauwen, Adriaan C Tan, et. al.

Gut: February 25, 2020

https://gut.bmj.com/content/early/2020/01/07/gutjnl-2019-320273