Le informazioni contenute in questo sito sono destinate in via esclusiva agli operatori professionali della sanità in conformità all'art. 21 del D.Lgs. 24 febbraio 1997, n. 46 s.m.i e alle Linee Guida del Ministero della Salute del 17 febbraio 2010 e successivo aggiornamento del 18 marzo 2013. AccettoMaggiori informazioni

7 febbraio 2019

Sviluppato una nuovo metodo che permette contare con precisione le cellule che compongono il “serbatoio” dell’HIV.

951_HIV

Nonostante i notevoli progressi nello sviluppo di farmaci che inibiscono la replicazione dell’HIV-1, l’eradicazione dell’infezione non è stata raggiunta. Il motivo principale di questo fenomeno è legato al fatto che il virus può persistere in serbatoi cellulari stabili, tra questi, quello meglio caratterizzato è un piccolo pool di cellule T CD4 della memoria con infezione latente che trasportano il genoma virale integrato. Pertanto, un serbatoio latente stabile per l’HIV-1, nelle cellule T CD4 + a riposo, è la principale barriera ad una terapia realmente efficace. Le strategie terapeutiche indirizzate a eliminare questo serbatoio o “riserva” sono in fase di studio e richiedono accurate valutazioni delle modificazioni di questi depositi. Tuttavia, queste determinazioni sulla produzione quantitativa e analisi più recenti per le cellule che producono RNA virale dopo l’attivazione, possono sottostimare la dimensione di questo serbatoio perché un ciclo di attivazione non induce tutti i provirus. Molti studi, per rilevare il DNA provirale, si basano su saggi semplici basati sulla reazione a catena della polimerasi indipendentemente dallo stato trascrizionale, ma la rilevanza clinica di questi test non è chiara, poiché la maggior parte dei provirus è difettiva. I ricercatori dello Howard Hughes Medical Institute sono stati in grado di determinare in modo rapido e preciso una forma nascosta e inattiva del virus dell’immunodeficienza umana (HIV) che si nasconde nelle cellule dei pazienti. Questa versione dell’HIV, come detto, si integra nei genomi delle cellule e può persistere nonostante il successo delle terapie, vanificando i tentativi di eradicare l’infezione. In questo lavoro gli Autori, guidati da Robert Siciliano, Professore di Medicina presso la Johns Hopkins University School of Medicine e collaborazioni con il Departments of Molecular Biology and Genetics and Pharmacology and Molecular Sciences, and Biology (at the School of Arts and Sciences), descrivono, questo metodo più accurato per misurare il reservoir dell’HIV-1 che quantifica separatamente i provirus intatti e difettosi. In pratica sono stati in grado di misurare quanta parte di questa forma virale si nasconde nell’organismo dei pazienti, una parte cruciale della valutazione dell’efficacia di nuovi trattamenti. Inoltre gli Autori dimostrano che le dinamiche delle cellule che trasportano i virus intatti e difettosi sono diverse in vitro e in vivo. Questi risultati hanno implicazioni per l’individuazione dei provirus intatti che sono un ostacolo alla cura dell’infezione da HIV. Questa ricerca è stata finanziata dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), che fa parte del NIH che ne ha diffuso i risultati anche con un comunicato stampa.

A quantitative approach for measuring the reservoir of latent HIV-1 proviruses

Katherine M. Bruner, Zheng Wang, […]Robert F. Siliciano

Nature 30 January 2019

https://www.nature.com/articles/s41586-019-0898-8#article-info