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19 ottobre 2017

L’uso della determinazione dell’antigene prostatico specifico (PSA) per lo screening del carcinoma della prostata. E’ stata scritta l’ultima parola?

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L’impiego della determinazione dell’antigene prostatico specifico (PSA) per lo screening del carcinoma della prostata, che si era diffuso negli Stati Uniti dalla fine degli anni ’80, continua a suscitare dibattiti. Il numero di ottobre della rivista Annals of Internal Medicine ospita questo editoriale a commento di un nuovo articolo in cui Tsodikov e colleghi hanno eseguito un’analisi matematica utilizzando i dati originali del PLCO (Prostate, Lung, Colorectal, and Ovarian Cancer Screening Trial) e dell’ERSPC (European Randomized Study of Screening for Prostate Cancer) mostrando che in entrambe i trials gli screening evidenziavano una riduzione della mortalità, in contrasto con quanto era stato valutato originariamente quando vennero pubblicati i due lavori.
L’autore dell’editoriale suggerisce che, invece, dobbiamo concentrarci su come rendere lo screening più efficiente e sicuro e ridurre i suoi danni. Ciò significa essere più selettivo quando si esegue una biopsia e non sottopporre a screening gli uomini oltre i 70 anni di età. La cosa più importante, di fronte ad un carcinoma della prostata a basso rischio, è la terapia conservativa.

Prostate Cancer Screening: Time to Question How to Optimize the Ratio of Benefits and Harms

Andrew J. Vickers

Annals of Internal Medicine. 3 October 2017 Vol: 167, Issue 7

http://annals.org/aim/article/2652568/prostate-cancer-screening-time-question-how-optimize-ratio-benefits-harms

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