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25 settembre 2015

Lavorare per lunghe ore consecutive può provocare lo sviluppo di serie patologie cardiovascolari

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E’ noto che lavorare troppo possa essere deleterio per l’organismo, aumentando in alcuni casi anche il rischio di manifestare patologie cardiovascolari. Fino ad oggi, tuttavia, la ricerca non era stata in grado di fornire degli strumenti sufficientemente completi e precisi per quantificare questi pericoli. Il prof. Kivimӓki ed i suoi colleghi hanno riportato in una nuova pubblicazione come quantificare questo fattore di rischio, responsabile dell’incidenza di coronaropatie ed ictus, e come vari a seconda delle ore lavorative effettuate. I ricercatori sono arrivati a questi risultati conducendo una meta-analisi con modello random-effects su dati estrapolati da studi di coorte effettuati in Europa, USA ed Australia; alla conclusione della raccolta dati, avevano ottenuto informazioni su 603.838 uomini e donne che all’inizio dello studio non erano affetti da coronaropatie, e 528.908 uomini e donne che non avevano avuto ictus prima d’allora. Dall’analisi dei dati è risultato come gli impiegati più stacanovisti hanno un maggiore rischio di essere soggetti ad ictus di coloro che lavorano con un orario standard; d’altra parte, è risultata invece inesistente una connessione fra lunghi orari lavorativi e casi di coronaropatia. Coloro che lavorano per lunghe ore consecutive dovrebbero quindi prestare una maggiore attenzione alle proprie condizioni di salute, cercando così di mantenere sotto controllo i fattori di rischio vascolare.

Long working hours and risk of coronary heart disease and stroke: a systematic review and meta-analysis of published and unpublished data for 603 838 individuals

M. Kivimäki, M. Jokela, S.T. Nyberg, A. Singh-Manoux, E.I. Fransson, L. Alfredsson, J.B. Bjorner, M. Borritz, H. Burr, A. Casini, E. Clays, D. De Bacquer, N. Dragano, R. Erbel, G.A. Geuskens, M. Hamer, W.E. Hooftman, I.L. Houtman, Karl-Heinz Jöckel, F. Kittel, A. Knutsson, M. Koskenvuo, T. Lunau, I.E.H. Madsen, M.L. Nielsen, M. Nordin, T. Oksanen, J.H. Pejtersen, J. Pentti, R. Rugulies, P. Salo, M.J. Shipley, J. Siegrist, A. Steptoe, S.B. Suominen, T. Theorell, J. Vahtera, P.J.M. Westerholm, H. Westerlund, D. O'Reilly, M. Kumari, G.D. Batty, J.E. Ferrie, M. Virtanen

The Lancet, Aug 2015

www.thelancet.com